Prefazione del Professor Oliviero Diliberto
Questo è il libro di una vita. Una vita impossibile da racchiudere nelle poche pagine di una Prefazione. Perché quella di Giancarlo Elia Valori è una vita assolutamente unica, irripetibile, spettacolare. Nel definire Ulisse/Odisseo, Ippolito Pindemonte coniò la celebre espressione: “uomo dal multiforme ingegno”. Cercherò di chiarire come anche per l’Autore di questo volume non si riesca a rinvenire definizione migliore, più precisa.
Anche la biografia di Valori meriterebbe un romanzo, non un saggio scientifico.
Parto da un ricordo personale. È il 1994. Sono a Pyongyang, Corea del Nord. Il Paese più impenetrabile del mondo, autorecluso, sconosciuto, ancora formalmente in guerra con la Corea del Sud e gli Stati Uniti: dal 1953, mai è stato sottoscritto il trattato di pace. Esiste ancora solo l’armistizio, dopo anni di sanguinosissime ostilità. Le relazioni diplomatiche con l’ Italia inesistenti: il nostro Paese non aveva ancora riconosciuto la Corea del Nord (si dovette attendere il 2000, ministro degli esteri Lamberto Dini).
In quel contesto così particolare, i miei ospiti coreani – sin dal primo giorno – ad ogni pranzo o cena ufficiale, immancabilmente, rivolgevano un brindisi deferente al “più grande amico italiano della Corea, il Prof. Giancarlo Elia Valori”. Stupito e incuriosito, chiesi – allora non ci conoscevamo ancora – il motivo di tanto rispetto ed amicizia. Mi risposero che si trattava di un dirigente d’industria italiano che era di casa in Corea del Nord ed era amico personale del Presidente Kim Il Sung (nonno dell’attuale leader Kim Jong Un).
La mia curiosità aumentava. Sapevo solo che Valori era Presidente della Società Autostrade, ma niente di più. Tornato, dunque, in Italia, chiesi notizie a chi sapeva tutto di tutti e che mi onorava della sua benevolenza, Francesco Cossiga (cui questo libro dedica uno struggente ricordo). Mi parlò benissimo di Valori e mi spinse a cercarlo.
Ci conoscemmo, dunque, e nacque così, complice la Corea del Nord, la nostra amicizia, che ha attraversato gli ultimi decenni, crescendo nel tempo e cementandosi nella frequentazione, nello scambio di idee, nella stima reciproca. Più di venticinque anni, ormai.
Ma, appunto, se Giancarlo Elia Valori poteva essere amico del più nascosto e misterioso leader del mondo, Kim Il Sung, in un Paese che l’ Italia neppure riconosceva come tale, evidentemente – come ho premesso – la sua biografia meriterebbe un romanzo.
Solo alcuni flash. Valori ha conosciuto, come detto, Kim Il Sung, come i suoi successori. Frequentava contemporaneamente Nicolae Ceausescu e i reali di Spagna. Era ed è amico intimo di tutti i grandi protagonisti della storia dell’amatissimo Israele. È ricevuto con altissimi onori negli Stati Uniti d’America, così come in Cina (unico invitato italiano al recentissimo banchetto a Pechino per i 70 anni della fondazione della Repubblica Popolare, ospite personale del Presidente cinese Xi Jin Ping). Parigi è come la sua seconda Patria: essendo riuscito a far rilasciare (dopo ben tre anni!) gli ostaggi francesi catturati nel 1985 da estremisti islamici, gli è stato riconosciuto il titolo di Honorable de France. Per capirci: l’unico precedente italiano era stato il cardinale Mazzarino. E, a proposito di cardinali, Valori è di casa anche in Vaticano, con rapporti decisivi per importanza e vastità. Poi, protagonista anche di tanta, intensissima storia in Argentina. Potrei continuare: ma so che gli farà piacere che venga sottolineato che in non pochi di questi viaggi in giro per il mondo e di queste incredibili frequentazioni egli era accompagnato dalla straordinaria Madre, donna Emilia. Una figura di donna unica per intelligenza, generosità e coraggio (protagonista della salvezza di tanti ebrei italiani durante i rastrellamenti nazisti e fascisti nel suo Veneto prima della Liberazione), che ha segnato di sé la formazione intellettuale e morale del figlio amatissimo.
Titoli accademici in tutto il mondo e prestigiosissimi. Riconoscimenti di assoluto valore, unici per qualità e quantità.
Ancora. Una brillantissima e precocissima carriera di manager delle Partecipazioni di Stato, quando esse rappresentavano l’ossatura fondamentale dell’economia del nostro Paese: e sempre ed esclusivamente al servizio degli interessi del Paese medesimo. Di presidenza in presidenza, il nome di Valori ha attraversato da protagonista gli ultimi sessant’anni di vita economica, culturale, istituzionale e politica italiana.
Le sue pubblicazioni evidenziano, poi, la molteplicità e la profondità dei suoi interessi: un caleidoscopio che rasenta l’unicità. Dall’economia in senso stretto (della quale è docente universitario in innumerevoli atenei del mondo, Cina ed Israele compresi) nell’era globale, al diritto aereospaziale; dalla geopolitica internazionale alla storia; poi, religione, filosofia, esoterismo, simbolismo, storia dell’arte (come non ricordare, a questo proposito, lo stupefacente volume su Raimondo di Sangro?); ma anche tantissima attenzione alla politica e alla formazione delle classi dirigenti (dal Risorgimento ai giorni nostri, passando per momenti fondativi della Repubblica, come il convegno di Camaldoli del ’43); sino ad occuparsi di intelligence e di nuove tecnologie connesse alla formazione del consenso e al sistema di informazione e controinformazione nel mondo.
Anche gli aspetti affrontati in questo volume studiano il mondo a 360 gradi. Valori è curiosissimo e documentatissimo sempre. Leggendo questi contributi – che sono apparsi nel corso di un decennio – si impara moltissimo, si disvelano aspetti dell’attualità e degli accadimenti in corso nel pianeta inediti o del tutto sconosciuti. Si palesano punti di vista quasi sempre diversi dall’opinione corrente, dalle vulgatae o dai luoghi comuni (si pensi alla troppa retorica europeista che invade i nostri media: che giustamente Valori contrasta in nome del principio dell’interesse nazionale, da decenni trascurato o gerarchicamente subordinato a quello “unionista”, a trazione tedesca). È sufficiente, a questo proposito, rammentare il titolo di questo libro: Rapporti di forza. Uno spietato realismo che non concede nulla alla corrente faciloneria e al dilettantismo di tanti presunti osservatori del pianeta e delle sue contraddizioni, delle guerre, dei problemi irrisolti. Libia, Medio Oriente e Israele, Siria, Turchia, Iran e Iraq, ruolo della Russia nell’area, interessi economici e geopolitici, la guerra dei dazi di Trump, Hong Kong e la Cina. Ma anche l’interesse per la nuova moneta africana (temi di cui quasi nessuno si occupa, ma cruciali per il futuro dell’umanità tutta) e le strategie dell’Opec.
Il mondo – sembra dire l’Autore in ogni pagina di questo volume – non è quasi mai come appare. Va indagato, scandagliato, confrontato. E spiegato.
Certo, nei contributi di questi ultimi anni, in Valori prevale il pessimismo, in una sorta di malinconica, ma sempre realistica analisi dei guasti provocati dal progressivo decadimento delle classi dirigenti (non solo politiche) in Occidente. Basta guardarsi intorno.
Questa raccolta di saggi di Valori è, appunto, il libro di una vita. “Confesso che ho vissuto”: è il titolo dell’autobiografia di Pablo Neruda, grande poeta (ma anche intellettuale a tutto tondo, ambasciatore, uomo politico) cileno.
Nel caso di Giancarlo Elia Valori, si può affermare che ha vissuto più vite di quanto sia possibile anche solo immaginare (e tante altre avventure ancora lo attendono) per noi, comunissimi mortali, che abbiamo avuto il privilegio di essergli amici e di condividere con lui qualche brandello della sua straordinaria esistenza.
Oliviero Diliberto